DOCUMENTO FINALE GRUPPO
DI QUARTIERE
ABBIATEGRASSO / DE
SANCTIS
Tema: IMMIGRAZIONE
PARTE 1 - fattori sentiti
come cause del problema gestione immigrazione:
- Mancanza grave di un vero ordine nella società italiana:
- noi italiani siamo i primi a non rispettare le regole, e i cittadini italiani sono trattati anch’essi in modo indecente, non solo gli immigrati;
- non è regolata la condotta civile e penale di tutta la comunità, immigrati e non: scarsità o assenza (voluta) di controlli, a livello lavorativo e abitativo, che verifichi la regolarità delle condizioni di vita sia degli immigrati che degli italiani; molte violenze commesse da stranieri sono reazioni esasperate a mancanza di accoglienza e condizioni di vita inaccettabili;
- assenza di controlli sui permessi turistici richiesti per soggiorni di più di tre mesi (con i quali la maggior parte degli immigrati entra).
- Gli italiani rifiutano sempre di più i lavori più “scomodi” e soprattutto meno pagati, anche perché gli extracomunitari fanno scendere notevolmente i prezzi, e sono preferiti specie se clandestini perché non possono denunciare il datore di lavoro.
- Razzismo e xenofobia sono diffusi nel tessuto sociale, dovuti alla paura del diverso, alla scarsa educazione delle famiglie e a campagne politiche devianti per interessi di parte.
PARTE 2 – collegamenti
con argomenti potenzialmente concernenti il discorso immigrazione:
- Senza interventi radicali nel settore del lavoro, ben poco può essere fatto per risolvere i problemi legati all’immigrazione in Italia (vedi parte 3, punto 1).
- Essenziale anche che in Italia sia garantita la casa per tutti, a partire dagli italiani.
- Sarebbe altresì importante rinnovare completamente il settore pubblico italiano, composto troppo spesso da persone incompetenti e/o improduttive, sostituendole con personale giovane, preparato e senza alcun tipo di discriminazione razziale (ovviamente previa regolarità del candidato, dovunque egli provenga).
- Distruttivi i tagli all’istruzione inferti al nostro sistema scolastico dagli ultimi governi, con ben poca attenzione al fatto che solo con una scuola pubblica di qualità è possibile promuovere la piena integrazione nel tessuto sociale delle minoranze di ogni genere.
PARTE 3 – possibili
soluzioni per rimuovere le cause individuate
nella parte 1:
- Lo stato deve invertire la rotta sui diritti civili fondamentali per tutti, come lavoro e casa, e gestire in modo serio gli ingressi e la permanenza degli stranieri:
- Ci vuole un progetto nazionale che regolarizzi il mercato del lavoro e della casa, in tempi ragionevoli e senza spese pazzesche della collettività, con controlli a tappeto su tutto. Bisogna impedire che gli immigrati possano essere sfruttati in mestieri sottopagati, e ridotti a vivere in alloggi fatiscenti e costosi: basta con gli italiani xenofobi, profittatori e “sanguisughe”;
- i permessi turistici vanno rigorosamente controllati allo scadere degli stessi, per accertarsi che chi non ha diritto abbia lasciato l’Italia;
- i figli di immigrati nati in Italia dovrebbero avere automaticamente il permesso di soggiorno, in attesa della cittadinanza a 18 anni: quei giovani non devono sentirsi senza identità!
- Bisogna promuovere il ritorno dei giovani italiani a tutti i mestieri, e non rassegnarsi ai flussi migratori dei miserabili, come se fosse un fenomeno epocale inarrestabile.
- Per evitare che ci siano “mestieri di serie A e serie B”, sono necessari sia un’operazione culturale che un insieme di provvedimenti per rendere tutti i mestieri remunerativi: far costare meno il lavoro, fissare un massimo e un minimo salariale, ecc..: tutti provvedimenti possibili solo in un mercato del lavoro regolarizzato;
- in particolare vanno favorite le attività artigianali e tutti i mestieri legati alla terra, per essere al passo coi tempi, che auspicano l’avvento di una green economy sostenibile;
- l’Italia deve partecipare a reti internazionali che aiutino gli altri Stati nel loro territorio, elemento fondamentale se si vogliono iniziare a regolare e sfoltire una volta per tutte i flussi migratori. Non sarebbe impossibile organizzare scambi di forza lavoro, in grandi progetti tra paesi: i nostri giovani più valenti potrebbero essere inviati a lavorare e produrre all’estero, e tornare con un certo guadagno su quanto prodotto; e, ugualmente, i loro giovani potrebbero venire da noi, non da miserabili, ma a fare le cose per cui sono specializzati. Così, l’integrazione fra culture diverse sarebbe maggiormente favorita.
- Per quanto riguarda la cultura, bisogna partire dalla scuola: i bimbi, infatti, non sentono le “differenze”, mentre sarebbe molto più difficile partire dalle mamme e in generale dagli adulti:
- anzitutto, bisognerebbe impedire l’eccesso di presenza straniera in alcune classi: impedisce il dialogo e l’integrazione. Invece andrebbe richiesta una quota minima di presenze straniere in ciascuna classe di ogni ordine di istruzione, così da far crescere una classe dirigente nata anche dagli stranieri, come in Francia;
- poi dovrebbero essere obbligatorie e gratuite attività post-scolastiche integrative per i bambini, da tenersi se possibile proprio negli ambienti scolastici, in cui insegnanti, educatori e volontari possano coinvolgere in modo mirato e costruttivo i più giovani in attività finalizzate all’integrazione e al multiculturalismo. Ad esempio, ora di “religioni e culture straniere”, ecc;
- è fondamentale, nell’interesse di tutti, sentire l’integrazione della popolazione straniera a partire dai quartieri, dalle strade, dai singoli condomini di riferimento, e diffondere a questi livelli una nuova concezione della vita insieme e della tolleranza;
- si dovrebbe, date le peculiari dislocazioni delle famiglie di immigrati sul territorio cittadino, dar vita a “reti di quartiere”, spesso intra e intercondominiali, nell’ambito delle quali promuovere il mutuo aiuto e la collaborazione tra le persone, sfruttando anche gli oratori e l’associazionismo religioso in generale. Gli stessi Consigli di Zona potrebbero diventare “punti di comunicazione” in cui chiunque può chiedere informazioni e sostegno nonché divenire a sua volta volontario, ricevendo “gettoni” e buoni di cui poter usufruire in cambio della propria attività. Il tutto, per esempio, avvalendosi di una bacheca (fisica e/o elettronica) sempre a disposizione di tutti.
PARTE 4 – Altre indicazioni
rilevanti:
1. Va organizzata in modo degno di un paese civile l’accoglienza
per asilo politico.
2. Non si può comunque prescindere da un rispetto e un
riconoscimento della diversità che eviti l’invadenza da parte di
ciascuno e che aiuti l’altro a vivere bene anche nella propria
privacy e nella propria intimità.
3. Bisogna saper rispettare le comunità più chiuse di altre
(ad es. la comunità cinese). A questo riguardo è stato positivo il
comportamento del comune di Milano, dopo gli scontri di via Paolo
Sarpi: ha saputo convincere la comunità cinese a decentrarsi, a
differenza di altre città europee in cui i cinesi tendono a riunirsi
sempre di più in una zona specifica.
4. Nei rapporti internazionali vanno comunque evitate ingerenze di
qualunque tipo.
5. Per regolamentazione scritta, gli stranieri non possono essere
assunti nell’Azienda Trasporti Milanese: è assurdo!
6. Non è normale che taluni esercizi commerciali (di solito gestiti
proprio da immigrati) restino aperti in giornate e festività in cui
tutti gli altri restano chiusi.
7. La tessera elettorale andrebbe ritirata con il 730, ossia chi
paga le tasse dovrebbe poter votare: si agevolerebbero
contemporaneamente la lotta all’evasione fiscale e l’integrazione
di tutti i cittadini alla vita politica dello Stato.
8. Nelle scuole andrebbe inserita, ove possibile, l’ora di
insegnamento e approfondimento della lingua e della cultura dei
bambini stranieri, che diventerebbero così una risorsa per tutti.
Non sarebbe facile, ma se ben studiato porterebbe a ottimi risultati.