M5S - Gruppo Piola
Incontro 30 maggio 2012.
Tavolo di discussione -
Amministrazione pubblica e rappresentanza politica
Intervengono in
ordine:
Salvatore Palumbo, Enzo
Della Calce, Guido Codecasa, Flavio Valenti, Giovanni Belloni,
Giovanni Monguzzi.
SALVATORE — Propone un
dato di fatto come punto di partenza: il malcostume della politica
italiana e dei suoi comportamenti. Domanda quale può essere
un'alternativa. L'organizzazione politica per partiti ha dimostrato
limiti strutturali di capacità decisionale e in termini di
trasparenza. Da rimettere in discussione sono quindi modalità di
selezione, e di valutazione.
ENZO — Proprio per
quanto appena detto è importante che il movimento cinquestelle (come
forma di democrazia diretta) possa attecchire su frange moderate e
convincerle. In vista delle prossime elezioni, si chiede se siano
possibili o opportune possibili alleanze. O ancora, più in generale
occorre capire come, dato il sistema elettorale attuale, le modalità
con cui possono essere agganciati altri elettori, in funzione di un
programma di governo.
GUIDO — Propone di
riprendere coscienza tra due dimensioni dell'amministrazione: quella
politica, di cui si è appena adesso, e quella tecnica. Le ragioni
per cui si arriva oggi a mettere in discussione il ruolo dello Stato
è che ci stiamo chiedendo: come mai le cose sono andate cosi male?
Le ragioni sono da ricondurre a due elementi che sono stati quasi
sempre trascurati nella pubblica amministrazione: 1) l'assenza
dell'istituto della responsabilità individuale/personale 2) il
legame tra rappresentante e cittadini.
FLAVIO — In
particolare, è il legame tra rappresentanza e cittadini che deve
essere individuato come una causa del fallimento del paese: in
particolare il fatto che non si capisce come i comandi di chi sta in
alto (i decisori/dirigenti pubblici) vengano poi tradotti in pratica:
pone l'accento sulla mancanza di strumenti di valutazione in mano al
cittadino, per punire o premiare un dirigente pubblico. Sarebbe
conveniente cominciare sull'organizzazione che sta a monte dei
processi di decisione/programmazione pubblica.
GIOVANNI — Riporta al
centro, come trovare un'uscita dal circolo vizioso di inerzia
amministrativa. Il problema è mettere a punto un programma e al
primo punto un cambio delle modealita di elezioni. In caso di
vittoria elettorale promuovere una riforma amministrativa (che
provveda a cambiare la geografia istituzionale, a chiudere e a
"risagomare" competenze ed enti inutili) e dopo la sua
approvazione ritornare a nuove elezioni. Prende l'esempio dalla
propria esperienza di gestione congiunta delle forniture di un
distretto scolastico: a valle occorre evidentemente avviare un
paziente processo di riorganizzarione capillare. Ribadisce la
necessità di 1) decidere come si vota 2) avviare una forma di
controllo sui decisori.
GIOVANNI 2 — Propone
uno scarto nel modo di guardare alla questione. Non c'è tanto da
discutere sul fallimento o la promessa di modelli di ingegneria
organizzativa. Il punto è invece non dimenticare il contesto: e che
una società (e la sua amministrazione) è qualcosa che deve muoversi
e saper produrre progetti (per cambiare). In concreto, una società
si misura da quanto produce e quanto consuma. E se guardiamo a questo
il fallimento e l'insostenibilita del nostro modo di vivere pare una
certezza. Perchè una comunità (e le sue amministrazioni) sappiano
nuovamente produrre progetti deve esserci trasparenza: sapere quanto
costa, quanto si sta spendendo. Dai risultati e dai costi, il
cittadino saprebbe come orientarsi. In questo, le tecnologie di
comunicazione (e un uso diverso dei media di massa) potrebbero
diventare un mezzo/canale di controllo del cittadino sullo Stato.
SALVATORE — Invita a
guardare in faccia la realtà. Oggi se andassimo a votare il M5S
sarebbe, percepito come andare a votare per un partito (perchè di
forma, resterebbe incasellato come tale, data la legge elettorale)
Sostiene che il problema per noi cittadini diventa allora quello di
rafforzare la rappresentatività democratica. Diventa allora
necessario definire un modo chiaro con cui fare selezione di persone.
I termini di questo problema sono due: cambiare legge elettorale, e
cambiare le facce in circolazione.
ENZO — Ribadisce la
necessità, a questo proposito, di un movimento porta a porta.
Richiama l'esempio della campagna elettorale Pisapia, che si era
proposto come percorso partecipato e di coinvolgimento/ascolto
capillare degli abitanti e dei gruppi di quartiere. In questo senso,
un effetto trascinamento sull'elettorato (al fine di cambiare facce)
sarebbe quello di un lavoro paziente porta a porta. C'è poi da
temere la concorrenza: cioè il tentativo di emulazione dei partiti
tradizionali. In questo, pur riconoscendo il carattere di assoluta
novità del Movimento, occorre riconoscere che la novità in sè non
basta, meglio quindi non sottovalutare l'avversario e la sua capacità
di ripresa.
GUIDO — Così come non
si deve sottovalutare l'avversario, consiglia di non
sopravvalutare il significato di un voto. Propone una
ricucitura dei temi e degli spunti finora emersi. Se alla fine la
cosa importante per tutti è capire quali facce mettere a
rappresentarci nella PA, allora dobbiamo chiederci cosa fa un
politico. In sintesi la rappresentanza politica ha una doppia natura:
1) quella di produrre leggi (e a livello locale, quello di
produrre atti con valore di regola come i piani regolatori) e 2) una
responsabilità di indirizzo, e (per essere piu vicini
alla realtà) di direzione di vari segmenti delle
organizzazioni pubbliche. Invita a orientare il dibattito attorno a
questi due binari.
FLAVIO — Riattaccandosi
a quanto detto, diventa centrale come si fa valutazione sull'operato
degli eletti (declinato nelle due forme), e in particolare di quelli
M5S. Peraltro, il movimento è debole: da un lato chi ha potere di
informare ha i mezzi per abbattere il movimento, distorcendo di fatto
dati e risultati. E possono benissimo riuscirci, perchè è
innegabile che il M5S oggi funziona come una valvola di sfogo
elettorale (indistinguibile da un partito tradizionale di
opposizione), e un voto "di sfogo" (che non è certo
cittadinanza attiva) resta lo stesso facilmente deviabile. Rilancia
in definitiva la questione di come fare valutazione, rivolgendo al
gruppo un appello per provare a dare una risposta.
GUIDO — approfitta (con
il consenso di tutti) di un minuto avanzato a Flavio e gli fa notare
che una cosa può fare la differenza di "carattere
antropologico": il politico per come lo conosciamo noi, è uno
che, se interpellato su un qualsiasi argomento a caso, ti saprebbe
improvvisare una risposta e una ricetta a tutto tondo, in virtù di
un'ideologia. L'eletto cinquestelle, in quanto portavoce, è
portatore di mandati molto dettagliati e verificabili: ma al di fuori
di questo non prende posizione o iniziativa. Per cui se non tradisce
questo mandato non cadrà mai in trappola. (Viene ripreso da Alex per
l'infrazione ai turni)
GIOVANNI — Riprende
allora il problema di come si può selezionare la classe politica. Da
un lato occorre toglierci l'illusione che esita un "individuo
ideale" che parla di tutto e sa come risolvere al posto nostro i
problemi. Il mandato allora definisce l'azione dell'eletto e i suoi
margini. Tutto dipende quindi da come siamo capaci di disegnare e
progettare questo mandato. Evidentemente deve essere selettivo,
basato cioè su pochi punti. C'è poi un problema di selezione dei
candidati: la presentazione di un CV non basta, non basta nemmeno una
presentazione tramite internet, o profilo facebook, ma è necessario
un confronto faccia a faccia e che questa persona si possa vedere.
GIOVANNI II — Rileva
l'esigenza di controllo della persona eletta, e riconosce la
necessità che si organizzi e si strutturi il processo di selezione
dei rappresentanti. Ribadisce però che non esiste un modello ideale
di "agire amministrativo" ma che prima di tutto questo
agire si confronta in risposta a un contesto, un territorio, una
società. La questione diventa allora: come 1) leggere questo
contesto, e 2) trasparenza nelle definizione delle priorità.
La trasparenza si esplicita in particolare in una qualche forma di
controllo, nella predisposizione di un database, e in modo che
chiunque possa controllare chiunque, nel senso che possa accedere
alle informazioni rispetto a quello che fa, a quanto spende, alle
decisioni che prende, alle risorse che impegna.
SALVATORE — Enfatizza
il grande clima di attesa e la grande aspettativa che pesa sulle
persone che sono state oggi selezionate e che hanno, alle ultime
elezioni, acquisito un ruolo di responsabilità. Il modo con cui esse
sapranno operare, questi nuovi sindaci e questi nuovi consiglieri,
offre una chance imperdibile per dare un segnale concreto che si può
effettivamente sperimentare un modo di fare governo e di darci dei
suggerimenti e delle lezioni. Se per esempio un sindaco M5S sarà
capace di adottare atti in completa rottura col passato (a Parma la
riconversione del cantiere inceneritore, e in Veneto la decisione di
adottare un Piano Regolatore in seguito ad assemblee aperte di
cittadini e non con le solite forme di corporativismo), potremmo
avere precedenti da studiare e da cui trarre esempio, ma soprattutto
un qualcosa di tangibile da mettere sulla bilancia alle prossime
elezioni.
ENZO — Sottolinea, in
considerazione dei tempi ristrettissimi, la necessità a questo punto
di redigere una strategia mirata e selettiva. Individua alcuni punti
fermi di "procedimento" 1- come selezionare i candidabili
2-garantire che questo programma si a condiviso 3- un programma che
deve essere portato porta a porta 4- definire una modalità chiara di
verifica dell'attuazione dei programmi. Ritiene che almeno una
pre-condizione sia assodata: stabilire una "mission", una
meta chiara, e che qualsiasi sia il risultato una strategia fondata
su pochi "action items" chiari e privi di equivoci.
GUIDO — segnala come
tra le righe tutti gli interventi rimandino alla "valutazione",
come modo di declinare il rapporto tra cittadino e responsabili della
gestione del denaro pubblico. Ma se la parola è valutazione allora
dobbiamo distinguere almeno tre ambiti di approfondimento. 1)
Ex-ante: che rimanda al tema della selezione del personale
(politico e tecnico) non solo attraverso modelli impersonali, ma
tramite interviste e pubbliche audizioni, 2) in itinere: nella
quale si tiene traccia dei tempi e dell'uso dei soldi pubblici 3) ex
post, in merito agli effetti delle decisioni, i meriti e i
demeriti dei decisiori. Particolarmente delicato però è come dare
conto del politica come responsabilità di direzione. Come fare dal
punto organizzativo? Diventa decisivo allora definire modalità
trasparenti con cui disegnare e definire il mandato che va dagli
eletti ai tecnici.
FLAVIO — Pur
riconoscendo la carica positiva del M5S, bisogna prendere coscienza
che il rischio che nel M5S, così come ovunque nella pubblica
amministrazione si presentino delle "mele marce". Il
problema di valutazione non si può ridurre solo all'accesso agli
atti, ma anche alla "prevenzione". Non basta solo
smascherare un dirigente o un politico ha fatto un danno, forse
sarebbe meglio avere anche i mezzi per agire d'anticipo e fermarlo
prima che il danno sia fatto. In questo senso, forse, le tempistiche
di mandato, (oggi di 4-5 anni) dovrebbero essere abbreviate e
accorciate, o in qualche modo spezzettate. In secondo luogo dovremmo
riconoscere alla valutazione una doppia natura: quella di garanzia di
comunicazione e informazione al cittadino, quella quella di sistema
di misura precauzionale, cioè di strumenti di autotutela per
stroncare sul nascere interventi dannosi.
GIOVANNI —
Ricollegandosi a quanto detto segnala la necessità di una sorta "di
grande fratello" che controlli l'operato della pubblica
amminsitrazione, dove per grande fratello intendiamo l'occhio vigile,
e vicino del cittadino (che è destinatario e mandante di chi lavora
nell'amministrazione). Pone l'accento in particolare sulla necessità
di strumenti di prevenzione, per stroncare sul nascere comportamenti
individuali o progetti dannosi per la collettività.
GIOVANNI 2 — A
corollario, potrebbe essere utile "ritagliare" e inserire
spazi, luoghi, siti internet, in cui fare segnalazioni di
comportamenti sospetti, che abbiano un valore immediato sul piano
penale e civile, o quantomento che producano l'avvio automatico
procedimento di verifica e controllo disciplinare. Cosa che comunque,
non dovrebbe limitarsi solo a livello di scelta e programmazione
politica, ma anche di gestione economica.